Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------
Crea
Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 

Recensione da "L'Arena di Pola"

“FRATELLI D'ISTRIA. 1945/2000”

di Guido Rumici – Mursia Editore – 2001 –pp. 216

Organizzato dal Comitato provinciale di Trento dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia si è svolto il 5 maggio 2001 un incontro con Guido Rumici, autore delle libro "Fratelli d'Istria (1945-2000). Italiani divisi", edito dalla Mursia. Presenti un buon numero di persone, in prevalenza esuli o figli di esuli ma anche trentini, nell'accogliente Sala Rosa della Giunta della Regione Trentino-Alto Adige/Süd Tirol, l'autore ha potuto sviluppare una sua ampia relazione su passato e presente degli istriani "rimasti" in terre non più italiane, per i più vari motivi - da quelli fortemente ideologici di adesione all'internazionalismo proletario a quelli della mancata autorizzazione a lasciare la terra natale - dopo la loro forzata cessione da parte del nostro Paese, ieri alla Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, oggi ai nuovi stati di Slovenia e di Croazia.
Davanti ad un uditorio attento e partecipe, Rumici, che è anche consigliere provinciale dell'A.N.V.G.D. di Gorizia, ha percorso le varie tappe di una storia che solo oggi, con l'apertura degli archivi storici, comincia a disvelarsi nella sua vera natura e drammaticità.
L'autore non si è sottratto a giudizi di valore, dimostrando tuttavia un grande equilibrio e superando, ad avviso di chi scrive, la facile contestazione d'una sua visione per così dire troppo benevola rispetto ai "rimasti", rimarcando in taluni casi la doppiezza in alcuni alti esponenti della comunità più compromessi con il regime titoista, ma al tempo stesso esaltando figure di italiani che, nelle difficili contingenze del dopoguerra e nel drammatico strappo dall'unione Sovietica di Stalin da parte della Jugoslavia nel 1948, seppero tenere sulla linea del galleggiamento, con coraggio e a prezzo di personali sacrifici ed isolamenti, l'identità nazionale italiana.
Il ragionamento di Rumici sulla vita dei "rimasti", soprattutto negli anni bui della contrapposizione fra i blocchi e nella scelta jugoslava antibloccarda del non allineamento, si è incentrato principalmente sulla struttura scolastica della minoranza e sul dramma vissuto da tanti scolari e studenti per la soppressione traumatica delle scuole in lingua italiana e l'obbligo di frequentare, dall'oggi al domani, le scuole croate della maggioranza. Questo difficile cammino ad ostacoli sembra oggi superato, anche se le difficoltà affrontate nell'era "tudmaniana" e nel ricorrente riproporsi del nazionalismo croato, invitano tutti a molta cautela.
Rumici ha sollecitato l'uditorio ad aiutare la scuola della minoranza, che è bisognosa di tutto, dalla cancelleria ai libri di testo, alle letture, e che a stento riesce a procurarsi gli insegnanti necessari, perché la leva dei laureati non è sufficiente a coprire i bisogni e si deve sempre più ricorrere ad insegnanti del nostro Paese. A suo avviso, solo lavorando a favore della scuola e assicurandone il futuro, si può vincere la scommessa del permanere dell'identità del gruppo nazionale italiano in Croazia.
A proposito delle comunità degli italiani – una cinquantina allo stato attuale – Rumici ha ricordato che anch'esse sono uno spaccato delle diverse convinzioni politiche di chi le presiede, cosicché accanto a figure di vecchi titoisti conservatori, si possono trovare invece leader liberal e progressisti che fanno bene sperare per il divenire.
Al termine del suo intervento, il professore non si è sottratto ad un fuoco di fila di domande provenienti dall'uditorio, avendo per tutti una risposta, anche quando l'atteggiamento di chi interrogava appariva un po' sopra le righe, perché fortemente critico sui "rimasti" e sul loro ruolo, rispetto agli esuli e all'interno della società croata. Nello scambio, anche acceso, di opinioni si è inserito, con autorevolezza e competenza, il capo di gabinetto del Commissario del Governo per la Provincia autonoma di Trento, il viceprefetto dott. Palazzolo. Il dirigente, un siciliano di forte tempra e buon conoscitore della nostra storia, ha difeso il ruolo svolto dallo Stato, attraverso i governi della repubblica, dai tempi dell'esodo ad oggi, imputando alla scarsa incidenza e alla divisione delle associazioni degli esuli, oltre che all'assenza nelle loro file di leader di grande caratura sul piano nazionale, la colpa di non avere ottenuto quei risultati, anche sul piano delle emozioni, di cui oggi godono molti profughi nelle varie plaghe della terra.
L'interesse per il dibattito è stato così forte, merito soprattutto delle qualità di conferenziere del prof. Rumici, che l'incontro si è chiuso quasi tre ore dopo la sua apertura.

Attilio Solari

Torna alla pagina precedente
Torna alla pagina precedente